“Filippo al Circo”: l’amore in scena, senza maschere

“Filippo al Circo”: l’amore in scena, senza maschere

Il Linguaggio Universale dell’Amore

In un tempo in cui tutti parlano di inclusione e solidarietà, c’è chi le realizza davvero – senza proclamarle, ma incarnandole. “Prove aperte di Filippo al Circo” non è solo teatro, è un atto di amore civile. Sul palco della cooperativa Eloiseloro, guidata da Francesca Varagnolo, la diversità non è un limite ma una bellezza viva e condivisa. Nessun proclama, nessuna retorica: solo emozione autentica, corpi e voci che si raccontano con la forza di chi insegna senza spiegare. Una lezione silenziosa e travolgente che cambia chi guarda. Per sempre!

Tecartisti.com – Milano. C’è un teatro, in un pomeriggio qualsiasi, dove il sipario si apre non solo sulle prove di uno spettacolo, ma su un frammento d’umanità che si racconta con una verità disarmante. “Prove aperte di Filippo al Circo” non è semplicemente una rappresentazione, ma una prova generale aperta che si trasforma in qualcosa di ben più potente: una lezione di convivenza civile, un’ode alla bellezza dell’inclusione autentica, vissuta e non proclamata.

A lavoro per le prove, ma è già spettacolo!

Sul palco non si esibiscono solo attori, ballerini, performer senza distinzione di età, con o senza fragilità, che vogliono divertirsi o aspirano a diventare professionisti: si manifesta una comunità.
Motore dello spettacolo, la cooperativa sociale Eloiseloro, che crea, realizza e produce contenuti di intrattenimento che vanno dallo spettacolo teatrale a prodotti multimediali, realizzati per un pubblico misto di ciechi, vedenti, sordi, udenti.
Una comunità che danza, che recita, che si muove e comunica con un linguaggio parallelo – fatto di sguardi, di silenzi colmi, di gesti che abbattono i muri dell’incomprensione.
Tutto questo è reso possibile da una guida silenziosa e costante: Francesca Varagnolo.
Ex ballerina professionista, oggi formatrice, insegnante, madre di due adolescenti e anima del progetto, Francesca, insieme a Maura Pevere e Davide Fiore, cofondatori della cooperativa, ha fatto della sua arte un atto d’amore.

Un linguaggio che non necessita di parole

Con pazienza e competenza, insieme al suo team, ha costruito un ponte tra mondi che raramente si sfiorano: quello degli udenti e quello dei sordi, quello dei “normodotati” e quello di chi, a torto, viene definito “diverso”.
Ma qui, diversità non è difetto: è risorsa, è forza, è colore.
Lo spettacolo racconta, emoziona, ma soprattutto insegna.
Non insegna in modo frontale, come una lezione scolastica, ma sussurra – forte, chiarissimo e grazie alla LIS – che esiste una possibilità diversa di vivere insieme.
Dove la solidarietà non è pietismo, ma partecipazione reale; dove l’inclusione non è una casella da spuntare in un progetto, ma una verità incarnata.
I protagonisti sono bambini, adolescenti, adulti che si muovono su quel palco con la naturalezza dei professionisti e l’autenticità che spesso manca nelle platee patinate della TV.
Non cercano l’applauso facile, ma danno. Offrono.
Regalano emozioni nude, sincere, tanto potenti da far vacillare chi assiste.

Note, recitazione e ballo in scena con passione


Non ci si commuove perché bravissimi o “poverini”, ma perché si è davanti a una bellezza limpida e concreta:
quella della gioia pura di esistere, di esserci, di avere voce – anche senza parole.
C’è chi sul palco recita, chi balla, chi semplicemente abita il proprio corpo e la propria storia con una forza che non può lasciare indifferenti.
E poi ci sono i due figli adolescenti di Francesca: testimoni e protagonisti di un cammino che è vita, prima ancora che teatro. Una vita che si fa atto educativo, politico, umano.
Alla fine dello spettacolo non resta soltanto l’applauso.
Resta una domanda, profonda e scomoda: cosa facciamo noi, davvero, per costruire un mondo così?
Siamo capaci di amare il nostro prossimo non solo a parole, ma nell’impegno quotidiano, nella cura, nella dedizione?

Mr. Rain, incontra i suoi Supereroi

Chi ha assistito alle Prove aperte di Filippo al Circo non è più lo stesso, neanche, ne siamo certi, Mr.Rain, il cantante autore di Supereroi, presente tra il pubblico.
Perché chi c’era ha visto con gli occhi, ma soprattutto ha sentito con il cuore che un altro modo di stare insieme è possibile. Non perfetto, ma vero. Non teorico, ma vissuto.
E quella verità, una volta toccata, non la si dimentica più.

 

 

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